domenica 14 settembre 2014

Fare la Pace

Fare pace con me stessa.
Forse è arrivato il momento di capire che il mio primo compito, il mio primo progetto, adesso deve diventare questo.
E tutto il resto deve aspettare.
I progetti mancati, i sogni che non si trovano. L'urgenza di scappare da qui.
Il senso di fallimento continuo. 
La rabbia, soprattutto.
La rabbia verso tutto e tutti, verso me stessa in primis.
Accettare. Accettarsi. Perdonare.
Che paroloni.
Come sempre vorrei qualcuno avesse scritto un manuale.
Faccio sempre così io: quando qualcosa non mi torna, quando non so da dove partire, quando ho bisogno di mettere ordine in testa, quando semplicemente non mi fido di me stessa...io cerco un libro. Un saggio. Un manuale. Un romanzo. Qualcuno che abbia scritto qualcosa sull'argomento. Questo bisogno di razionalizzare, di trovare punti di riferimento esterni a me.
A volte fa sorridere. Che poi tanto lo so che su ogni argomento è stato scritto tutto e il contrario di tutto, che la maggior parte sono cazzate. Un altro modo per fare soldi da parte di una casa editrice e basta. Però il bisogno della carta stampata, di vedere nero su bianco un concetto SCRITTO DA QUALCUN ALTRO fuori da me...non mi passa.
Sono sopraffatta da mille pensieri, da mille dolori. In questo momento quello più urgente, naturalmente, il lavoro. Tra un paio di mesi o poco più terminerà il mio contratto di sostituzione maternità. La società per la quale lavoro, per la quale ho lavorato per prima dopo la laurea e dove sono tornata di recente, esternalizza tutta una serie di funzioni "di staff" a una società indiana...
Funzioni coinvolte: esattamente le uniche in cui avevo una speranza di poter essere ricollocata dopo il rientro della mia collega. Speranze terminate.
Ma tanto questo lavoro io lo odio, l'ho sempre odiato.
Si ma adesso ho un figlio.
E sono single.
Nessun secondo stipendio su cui poter contare per mantenere una casa e una vita, per quanto modesta. Per poter mantenere mio figlio, farlo crescere, dargli un futuro.
Solo le mie mani, le mie spalle, a mia testa. Che sta andando a puttane. E, Dio! non posso permettermi nemmeno questo.
Non posso mollare l'osso.
Una soluzione la devo trovare.
Prima di tutto con me stessa.
Devo trovare il modo di smetterla di tormentarmi, di accusarmi, di biasimarmi, di arrovellarmi il cervello in elucubrazioni che non portano da nessuna parte, di vedermi finita, disperata.
Devo smetterla di schifare ogni opzione possibile, di ripetermi che tutto è inutile, o vano, o poco interessante, che niente vale la pena di essere vissuto.
Devo tirarmi fuori da questa palta nella quale indugio dall'età di 20 anni.
Volevo fare downshifting e mi maledico ogni giorno per non essere riuscita a realizzarlo.
Ma forse devo fermarmi e pensare... il downshifting deve essere un mezzo per raggiungere altri sogni, non un fine. Non è una meta ma uno strumento.
E downshifting io lo faccio già, da anni.
Migliorabile, come tutto. Ma in fondo, non è già in downshifting la mia vita? 
Non ho forse già deciso dentro di me che non me ne frega un cazzo della vita di latta e lustrini che fino a qualche anno fa ci avevano insegnato fosse l'unica possibile, l'unica da inseguire? Non ho forse capito che a me fare carriera in una multinazionale non solo non interessa, ma mi fa addirittura schifo? Che i miei valori sono altri? Che la felicità me la da molto di più mio figlio di due anni che impara a parlare, che corre felice su un prato... e non certo una runione in un ufficio di cristallo con 10 deficienti pieni di sè intorno a un tavolo?
Non sono forse già appassionata a temi come l'autoproduzione, la sostenibilità... nei limiti di quello che una vita come la mia consente?
La risposta è SI.
Quello che manca, semmai, è trovare un'occupazione, un lavoro che mi dia da campare ma che sia in armonia con i miei valori, i miei principi.
In coerenza.
Perchè io purtroppo non riesco a fare pace con me stessa se x mantenere me e mio figlio devo trovarmi un lavoro a 3 ore di trasporti da casa mia, 10 ore di computer per far ingrassare le tasche di chi i soldi non sa più dove metterli e non li usa per alcuno scopo nobile....
Non posso combattere il sistema capitalistico, non è nelle mie possibilità.
Non posso cambiare l'umanità intera e quello che è diventata.
Amica mia saggia, hai ragione tu: devo trovare altri sogni e spezzettarli in sogni più piccoli.
E nel frattempo continuare questo lavoro costante, mai finito, mai compiuto del tutto su me stessa.
Imparare ad Accettare.
A Perdonare.
Ad amare la vita, e me stessa, nonostante tutto.
Amica mia saggia, sei una persona speciale. Di quelle che mi piacerebbe avere vicino fisicamente ogni giorno.
Egoisticamente.
Perchè di persone come te non se ne trova spesso in giro...
Voglio copiare una simpatica abitudine: scrivere almeno 3 pensieri positivi al giorno.
Oggi uno dei tre sarai sicuramente tu.


venerdì 12 settembre 2014

Sempre peggio

E' più o meno da quando ne ho consapevolezza che mi chiedo cosa voglio fare da grande... e che mi maledico per non averne idea.
Così grande mi ci sono ritrovata, e non è passato giorno che non mi sia fatta una sega mentale su questo argomento.
E comunque non ne sono venuta a capo. 
Nel frattempo, però, sono stata bravissima a rovinarmi l'esistenza. A complicarmela. Così da lasciarmi, forse, meno scelte possibili.
Ero scappata da un lavoro che detestavo, molto ben pagato, perchè dopo 8 anni dovevo assolutamente cambiare vita.
Il mio timore più grande era dover tornare sui miei passi cornuta e mazziata.
E puntualmente così è stato. Sono tornata a fare lo stesso lavoro, tra l'altro nella prima azienda che me lo ha fatto conoscere ed odiare... solo che con il 20% di soldi IN MENO e un contratto di sostituzione maternità.
Adesso ho un figlio.
Se prima avevo le idee confuse e mille paure....non ve lo sto manco a dire adesso cosa passo...
Tra 3, 4 mesi al massimo non avrò più manco il mio odiato lavoro.
E non mi sono costruita un'alternativa.
Ma continuo a soffrire ogni giorno perchè vivo in un mondo assurdo.
Sto alla finestra a guardare tutta questa gente che si ammazza, che corre, che immola la propria intera esistenza per un lavoro di merda in un' azienda il cui unico scopo è far ingrossare ancora di più le tasche di un numero sempre più ristretto di personaggi. Profitti, profitti, profitti, tanti, tantissimi... talmente tanti che sono inutili, fini  se stessi... Mentre chi ci lavora dentro viene sfruttato come uno schiavo, viene trattato come una macchina x fare soldi, viene spolpato e poi scaricato quando non serve più perchè c'è qualcuno che si può spolpare a un minor costo...
Rapporti ipocriti, gente incazzata tutto il giorno, gente che sposa una causa che non è la propria. Che è convinta di tenerci da morire al proprio lavoro, che gli piaccia davvero. Che senza non potrebbe vivere.
Gente che non pensa a quanto siano ridicole le palestre nelle quali vanno poi a sfogarsi perchè la loro vita è una merda. Che pagano fior di soldi per potersi distrarre qualche ora da una vita senza senso.
Anzichè andare a correre all'aperto, in quel pò di finta natura che ci è rimasta, pagano per correre su un tapis rulant.
E via a seguire...
A nessuno gliene frega niente di nessuno, tutti sono pieni di certezze.
Io, ancora una volta, mi sento una disadattata. Un pesce fuor d'acqua.
Quella sbagliata, perchè alla fine gli altri sta vita in qualche modo se la godono. Avranno ideali piccoli e meschini, ma , Dio! quanto sono più sereni di me. Che mi rompo il cervello, che ho bisogno degli antidepressivi, che piango ogni volta che devo lasciare mio figlio 10 ore al nido pensando a quanto sia assurdo fare dei figli per poi essere costretti a farli crescere da qualcun altro....Che se mi sforzo di ricordare un periodo felice della mia vita, non so se ne ho mai avuto uno.
Da sempre, per sempre...questo senso di non-senso.
Questa sensazione che ogni senso sarebbe comunque inutile.
Io che oggi trovo che l'unica cosa che mi darebbe un senso sarebbe poter stare tutto il giorno abbracciata accoccolata a mio figlio, a ridere e gioire dei suoi cambiamenti...
Io che non so come uscirne...da tutto questo ma soprattutto da me stessa.
Io che affogo nella solitudine.
Io che temo di diventare seriamente pazza prima dei 50.
Io, che ogni volta che mi illudo di aver trovato un interesse, uno scopo, rido di me perché non mi resta vivo più di una manciata di minuti... Ma dove voglio andare???
Che ne sarà di me?
Che ne sarà del mio bambino?
Chi ci aiuterà?